venerdì 26 aprile 2013

BoxOffice


Dopo quasi  un anno di assenza dallo scrivere di qualche performace sul blog torno alla grande, con il primo 8b in falesia... E' difficile spiegare a parole cosa si prova a salire un tiro difficile, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello puramente fisico. Non penso di aver mai scalato un tiro così impegnativo, richiedente una continua concentrazione già solo per la prensione degli appigli o il corretto caricamento dei piedi.

La giornata è iniziata con una sveglia amara: erano finiti i muffins per la colazione... Delirio! Rilancio con una mela e del succo, ma... Non è proprio la stessa cosa.
Preparo lo zaino, butto dentro le nuove Instinct VS, così le provo su roccia... Sono spettacolari, good job SCARPA!
Incontrati i soliti, Sabrina e Andrea, scopro che la cumpa si è allargata. Ci sono anche Vanessa e Luca, due ragazzi easy, molto alla mano e fuori di testa quanto noi... Ottimo!
Tra  la musica, le cazzate, i mille giri per trovare un etilometro (cosa obbligatoria in Francia), partiamo verso Briga, falesia comoda e a me cara: proprio qui avevo salito il mio  primo 8a.
Ore 10.35, con l' imbrago addosso, si parte per il warm up... Caldo! Male alle dita! Non un millimetro di pelle! Dopo tre o quattro tiri però la situazione non sembra così grama... Decidiamo allora di scendere al settore inferiore e provare a tirare un poco di più. Monto Beison d'alles, un bel 7c+ boulderoso per Andrea e Luca... Con la fissa della fotografia butto una corda anche in catena a Box Office: gli scatti dall'alto sono fantastici.


  Tra un resting e l'altro dei due prodi climbers, do un'occhiata anche a questo 8b... incredibile! Ci sono le prese! Decido allora di montarlo e di provarlo seriamente. Dopo tre tentativi cado sul passaggio duro, RABBIA! Intanto Vanessa, alla sua terza uscita in falesia, stampa l'Ape Maya, 6a+, a vista... POWER!
Dopo questa realizzazione parto anche io motivato a spaccare sto tiro. Parto, la conosco ora, posso farla... Un piede due centimetri più su e... mi ritrovo appeso a un metro da terra... RABBIA, RABBIA! Dopo il quinto tentativo, do una pulita alle prese e scopro che c'è un verticale caino che non si era mostrato... Infame!
Scendo, 5 minuti e riparto... Supero il passaggio duro... 

Ora c'è il lancio, non posso sbagliarlo! Lo tengo!


 Vanessa urla, è convinta che posso farcela... Io ricordo quanti tiri ho buttato per questo staccare la testa dopo un passaggio duro... Rimango concentrato, respiro, scrollo...  Vedo la catena... La moschettono.

Cinque minuti di fatica e concentrazione estrema, che si chiudono così, con un click metallico.
Sono a terra, abbraccio Andrea, che ormai è diventato il compagno preferito.. Sabrina mi guarda, scappa un sorriso, un bacio... Arrivano anche Luca e Vanessa, pacche, abbracci...  Forse è proprio questo che chiude una via dura, la felicità condivisa. Che importa stringere, lanciare, caricare un piede in modo perfetto se non hai nessuno con cui condividere la gioia di avercela fatta?
Credo di aver confermato il  pensiero che da un po' mi girava in testa, non conta il tiro, il grado o la lunghezza... Conta lo spirito con cui si sale, la voglia di misurarsi, di essere disposto a perdere... Conta l'avere qualcuno che lotta con te durante il tiro, qualcuno che con un semplice urlo, come Vanessa, o tenendo gli occhi chiusi mentre sono sul passaggio duro, come Sabrina, ti supporta... Ti da l'energia di cui hai bisogno...
Grazie ragazzi!


Ale

giovedì 18 aprile 2013

Sessione esami? No. Sessione ROCCIA.

Già...è andata proprio così: dopo un intero inverno di lezioni dal lunedì al sabato, di allenamenti plasticari e di domeniche piovose/sui libri/poco produttive dopo i vari sabati al TCC, decido di saltare a piè pari la sessione esami di Aprile e di prendermi una sessione...di pura roccia. Basta agli orari improbabili di Palazzo Nuovo, ai suoi duemila appelli concentrati nella bellezza di due settimane, ai miei amici invernali “trave e pan” e al ridicolo tempo da poter dedicare alla roca: alla parola “Fontainebleau” ventilatami dal Grosa a inizio Marzo non ci vedo più e scelgo di cestinare i pochi giorni di vacanza sfruttabili per lo studio per occuparli in modo più “proficuo”.
Nemmeno il “pacco regalo all'ultimo minuto” di pilota e copilota della macchinata in cui ero compresa mi convincono a ripensarci. E così nonostante le previsioni meteo poco promettenti, i miei 4 punti sulla patente e una Suzuki Swift piantata ai 120 km/h in autostrada, dopo 7 ore arrivo insieme al romanaccio Lore al Formula 1 di Nemours. Il super team del BoulderBar è già arrivato, mancano solo i valsusini. Ma a giudicare dall'orario in cui il giorno seguente si presenteranno in forêt, dovevano averci battuti alla grande in quanto a ritardo!

Che dire...sono stati giorni belli, pieni, sorridenti, sfiancanti. D'altronde come avrebbe potuto essere diversamente con una compagnia con la C maiuscola come quella in cui mi sono ritrovata e un posto magico come Font? Quanto a realizzazioni, come immaginavo, tra piatti e ribalte non ho combinato granché. Ma c'erano troppi blocchi, troppe linee, troppa bella roccia per concentrarsi su qualcosa di più duro e impegnativo. E così, saltellando da un masso all'altro, tra Bas Cuvier, Cuisinière, Franchard Isatis, Cuvier Rampart e L'Éléphant, mi porto a casa giusto qualche 6c, tra cui anche lo stupendo Septième Ciel a Cuvier Rampart su cui la spunto flash. Sarà una nullità agli occhi di molti, ma che soddisfazione! Per non parlare della Marie Rose: solo dopo essersi fatta corteggiare a dovere, finalmente mi concederà l'onore di salirla. Che gioia in cima ad una linea tanto storica, per quanto facile che sia. Complimenti invece a Edo che con la vacanza si mette in saccoccia ben altro: Fourmis Rouges, 7c. 
Purtroppo tra tante risate, tanta sana fatica e addirittura una rapida puntata notturna nella splendida Parigi, i nostri cinque giorni volano via.   Con polpastrelli in fiamme e una bella infiammazione al bicipite destro si rimpatria.

E proprio poco dopo il rientro in patria, la mia patria (gli obbrobriosi tettacci scavati dell'alta valle), mi tolgo uno sfizio che da tempo era nella lista dei “compiti a casa”: Cavalcando l'airone, 8a nello strapiombazzo sotto il ponte di Villeneuve, più un ricovero tossici che una falesia! Ci avevo già messo le mani l'anno scorso e quello ancora prima, ma con una sola giornata di tentativi all'anno non l'avevo mai spuntata. Questa volta invece, dopo un giro di ricognizione, lo stampo. Tutto merito della bella giornata di colla e della motivazione nel poter finalmente scalare di nuovo col fratellone (con cui non scalavo dall'autunno!) che non della forma fisica (il bicipite si lamentava ancora e un polpastrello sputava sangue che era un piacere). Così parto, senza grandi aspettative. Mi attende subito un bel boulder iniziale che da copione prevede un dinamico ad una zappa difficile da inzicchiare, ma che “sgamo” con un bel tallonaggio e un intermedio-merda che mi permettono di raggiungere il presone senza perdere i piedi. Sbacchetto all'ultimo incrocio del duro, ma stringo i denti, non mollo e raggiungo un buon riposo. La parte centrale non è assolutamente difficile, ma ghisa quanto basta per arrivare alla sezione finale poco lucidi, specie se dopo il primo giro non ti ricordi assolutamente niente come la polla della sottoscritta. Ma improvvisando un poco elegante incastro di schiena riesco ad agganciare lo zappone finale. Ribalta, si tira il fiato, e clac!
E io lo stesso giorno avrei dovuto dar museologia?! Naaaaa :)