giovedì 1 marzo 2012

TCC Boulderbar in prima persona


Neanche a farlo apposta, il primo giorno di sole dopo un periodo peggio della stagione delle piogge tropicali, c’è una tappa del Tcc. Il 23 febbraio era infatti il turno del Boulderbar e così, dopo aver rapito mio fratello da scuola, siamo saliti a Torino, in un bel quartiere pieno di concessionari con auto da panico. Dopo le solite chiacchiere con i vari climbers, scopro che il turno parte alle 13,00, cioè 5 minuti fa.. Mi faccio perciò segnare come ora di inizio 13,30 ed inizio un po’ dopo. Dopo due giri sul primo giallo,mi è scivolata malamente una piatta e , inspiegabilmente, mi si è aperto l’ anulare destro ed ho iniziato a perdere litri di sangue che non pensavo nemmeno di avere. Nonostante l’aria da duro che mi conferiva questo infortunio, si è rivelato un vero inconveniente. Dopo una valanga di improperie, mi stringo molto il nastro intorno al dito e con un po’ di magnesite, ho ripreso la gara. Tra le varie medicazioni maccheroniche e prove di nastri e cerotti vari perdo più di mezz’ora. Al mio ritorno ho trovato gran parte degli altri top omini che avevano chiuso molto. Fortunatamente, tra sangue, turpiloqui e dolorini vari, mi entrano tutti i blocchi eccetto uno, il quale rimarrà irrisolto. Entro così in finale come primo a pari merito con il celebre Filip Babicz ed una altro campione che non ha bisogno di presentazioni, Marcello Bombardi. A ruota seguivano Leo, Marco Gozzi (compagno di indimenticabili esperienze a Merano) ed il novellino Lorenzo Carasio. Il blocco di finale appare subito bello corposo e, tra tutti, rimaniamo incerti sulla lettura. Come mio solito, pianto su un po’ di macello e mi ritrovo costretto ad aleatori incroci molto spettacolari. Con il secondo giro tento di apparire meno animale, ma il tentativo fallisce miseramente. Torno in isolamento un po’ incerto sul da farsi ed inizia la terza ed ultima tornata. Dalle urla del pubblico capisco che Marcello ha toccato una presa molto alta. Decido allora di tornare in modalità bestia e ripropongo un giro sulla falsariga del primo. Fortunatamente riesco a tenere la presa che Marcello aveva toccato ma, non trovando i piedi in quella miriade di nastri,salto giù. Grazie a questo, mi ritrovo nuovamente ed in modo inspiegabile sul gradino più alto del podio, seguito da grandi nomi del panorama arrampicatorio italiano.
A.Palma

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