Neanche a farlo apposta, il primo giorno di sole dopo un
periodo peggio della stagione delle piogge tropicali, c’è una tappa del Tcc. Il
23 febbraio era infatti il turno del Boulderbar e così, dopo aver rapito mio
fratello da scuola, siamo saliti a Torino, in un bel quartiere pieno di
concessionari con auto da panico. Dopo le solite chiacchiere con i vari
climbers, scopro che il turno parte alle 13,00, cioè 5 minuti fa.. Mi faccio
perciò segnare come ora di inizio 13,30 ed inizio un po’ dopo. Dopo due giri
sul primo giallo,mi è scivolata malamente una piatta e , inspiegabilmente, mi
si è aperto l’ anulare destro ed ho iniziato a perdere litri di sangue che non
pensavo nemmeno di avere. Nonostante l’aria da duro che mi conferiva questo infortunio,
si è rivelato un vero inconveniente. Dopo una valanga di improperie, mi stringo
molto il nastro intorno al dito e con un po’ di magnesite, ho ripreso la gara.
Tra le varie medicazioni maccheroniche e prove di nastri e cerotti vari perdo
più di mezz’ora. Al mio ritorno ho trovato gran parte degli altri top omini che
avevano chiuso molto. Fortunatamente, tra sangue, turpiloqui e dolorini vari,
mi entrano tutti i blocchi eccetto uno, il quale rimarrà irrisolto. Entro così
in finale come primo a pari merito con il celebre Filip Babicz ed una altro
campione che non ha bisogno di presentazioni, Marcello Bombardi. A ruota
seguivano Leo, Marco Gozzi (compagno di indimenticabili esperienze a Merano) ed
il novellino Lorenzo Carasio. Il blocco di finale appare subito bello corposo
e, tra tutti, rimaniamo incerti sulla lettura. Come mio solito, pianto su un po’
di macello e mi ritrovo costretto ad aleatori incroci molto spettacolari. Con
il secondo giro tento di apparire meno animale, ma il tentativo fallisce
miseramente. Torno in isolamento un po’ incerto sul da farsi ed inizia la terza
ed ultima tornata. Dalle urla del pubblico capisco che Marcello ha toccato una
presa molto alta. Decido allora di tornare in modalità bestia e ripropongo un
giro sulla falsariga del primo. Fortunatamente riesco a tenere la presa che
Marcello aveva toccato ma, non trovando i piedi in quella miriade di nastri,salto
giù. Grazie a questo, mi ritrovo nuovamente ed in modo inspiegabile sul gradino
più alto del podio, seguito da grandi nomi del panorama arrampicatorio
italiano.
A.Palma
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