domenica 24 agosto 2014

LOUPPATI PER LE FERIE


Ma gli arrampicatori vanno in vacanza?

Cosa vuol dire di preciso farsi una vacanza?

Significa per caso andare in un bell’angolo di mondo dove potersi rilassare godendo di tutte le sue bellezze? 

Secondo me è proprio questo il significato dell’andare in vacanza, la scoperta di posti nuovi e, molto importante se non fondamentale, il fattore RELAX.

Ed è proprio quello che abbiamo fatto noi quest’estate, per 6 giorni, prendendoci una breve pausa da  allenamenti, gare e impegni vari di ognuno.
Con un gruppetto di giovani climber siamo partiti alla volta delle Gorges du Loup (nell'entroterra tra Cagnes-sur-Mer e Antibes) e abbiamo assaporato tutta la magia di quel luogo proprio toccando la sua roccia (spesso non solo con mani e piedi!) e bagnandoci nel mare lì accanto.
Sono stati giorni di fuoco perché non si stava un minuto fermi e alla fine della giornata eravamo tutti stanchi, felici e appagati, pronti a cominciare un’altra giornata come la precedente! Roccia e mare sono proprio un'ottima accoppiata e se poi si aggiunge la bella compagnia non manca nessun ingrediente per essere un climber felice!
Come tutte le vacanze che si rispettino il nostro equipaggiamento era molto “spartano”: tende, sacchi a pelo, materassini, pentolame, cibo di vario tipo per sopravvivere almeno qualche giorno (in realtà sarebbe durato solo un giorno, due massimo) e tavolino da campeggio. Il tutto caricato sull’auto non senza fatica, ma con qualche manovra stile tetris siamo riusciti alla fine a far star tutto!
Non sapevamo dove effettivamente saremmo andati a campeggiare, l’organizzazione non era esattamente il nostro punto di forza.
Però in compenso ce ne intendevamo in quanto a cucinare, infatti non ci siamo mai fatti mancare un buon piatto caldo la sera dopo le lunghe giornate di falesia e mare.
In quanto a scalare...beh lì una mano ci sarebbe stata d’aiuto! In particolare durante in primi giorni, il cosiddetto “acclimatamento”, dove la scalata si è rivelata molto severa, o perché eravamo abituati troppo bene con i bollini del Bside oppure perché non sapevamo da che parte afferrare quelle lunghe canne bombate che ti facevano andare d’acciaio in pochi secondi. Oltretutto il settore dove scalavamo era uno con i gradi più duri di tutta la Francia, tanto per intenderci! Comunque per molti di noi le soddisfazioni sono arrivate lo stesso!

Ma non vi ho ancora detto chi sono i protagonisti di questa bella avventura!
Partendo dalla nostra auto, la prima a partire il giorno sabato 8/08 da Torino, abbiamo:

ALBERTO TRIVERO: autista, informatico, aggiusta-tutto e grande fotografo (è la sua instancabile voglia di far scattare l'otturatore della fotocamera che si deve ringraziare per le foto che seguiranno);

EDOARDO BOCCHIO VEGA: il nostro porta-bevande (birra, vino e se si sbagliava anche l’acqua) e DJ;

IO E LA MARTY: le donne del gruppo, quindi lavapiatti, cuoche e le menti che decidevano cosa comprare al supermercato perché se si lasciava scegliere agli uomini era la fine.

Il secondo gruppo invece era composto da Marcello, Anais, Lorenzo Carasio e Alessio Garofalo e alla fine si sono organizzati in maniera un po’ diversa dalla nostra, sono infatti partiti un giorno dopo di noi e hanno optato per una soluzione più comoda per il dormire: un'ampia tenda canadà (come la chiamano i francesi) da 6 posti con cucina integrata e scompartimenti per la notte!
Grazie a questa soluzione geniale saremmo andati da loro a invadergli casa un po’ di volte con la scusa di stare tutti assieme.. ;)

Fatta questa breve introduzione non voglio andare oltre perché la mia convinzione è che le immagini trasmettano molto più di quello che si possa dire con le parole.
Quindi lascio a queste bellissime foto il compito/dovere di raccontarvi come sono trascorsi i nostri giorni alle Gorges du Loup.
Posso solo dire che per me, e penso anche per tutti gli altri che erano insieme a me, questa è stata meglio di una vacanza.

Cos’è dunque una vacanza?

La vacanza è un modo per staccare la spina da tutto ciò che solitamente provoca stress ed è un periodo di rilassamento dove ci si focalizza invece su quello che fa star bene: nel nostro caso.. l’arrampicata!

Buona visione!
 

Capitolo 1: LA COMITIVA




Capitolo 2: RISCALDAMENTO



Capitolo 3: TIRARE DURO

 FEDERICA


MARTINA

MARCI


ALESSIO

ANAIS



LORENZO

EDOARDO

ALBERTO


Capitolo 4: FAME :p

(brutta la fame!)
                   

ristorante 5 stelle
pranzetto nella canadà




Capitolo 5: MARE!!

autoscatto in equilibrio precario

foto della spiaggia a cagne la sera

 le "sirenette"


nanna

 la coppietta

disturbatori


il fotografo

instancabili scalatori


E infine un breve sunto delle mie realizzazioni a Gorges in 5 giorni di scalata: 


-15-08-14    DIES IRAE 8a+   Second go


-10-08-14    pas vus pas pris 8a+  Second go


-12-08-14     Devèrsè Satanique 8a 4 go 


-12-08-14      La ligne noire 8a 3 go


-14-08-14      Petit poucet extension 8a Second go


-14-08-14      Arrow Head 8a Second go

-14-08-14   Petit poucet 7c+  onsight

by Fede Ming 







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martedì 5 agosto 2014

PIOGGIA? SI SARRI CHI PUO'!!!!

Eh già, ci sono finita pure io questa volta,
la pioggia ha vinto su tutte le mie buone intenzioni di scalare a Briancon e,come per magia, mi ritrovai a Sarre...La si può descrivere come la falesia-parco giochi dei plasticari perché infatti lo stile di scalata si adatta molto a quello praticato in palestra o al trave/pan gullich! 

Quest'anno era la prima volta che facevo visita al tetto e dalla mia ultima esperienza in questo posto avevo conservato solo brutti ricordi, ma ciò era dovuto al fatto che non possedevo ancora un buon bloccaggio perciò tutto mi sembrava IMPOSSIBILE.

Questa volta invece tornavo allenata e i miei bicipiti in un anno avevano subito un evidente "ritocchino"; insomma sta di fatto che gliel'ho suonate io questa volta al tetto ;)

Dopo due ore interminabili di treno (il giorno dopo un viaggio di 10 ore per tornare da una coppa del mondo a Imst),arrivo FINALMENTE in stazione ad Aosta dove ad aspettarmi c'è Alby (Alberto Trivero: fotografo molto bravo e apprendista scalatore al tetto di sarre ). 

Montiamo sulla sua Ford e sfrecciamo verso il tetto pensando già di trovare lì una platea di gente e code sui tiri trattandosi di una Domenica di pioggia... in realtà non c'era nessuno ancora e siamo i primi ad arrivare e i primi a salire il famoso 6c di scaldo : La pista degli elefanti. 

Dio solo sa quanto è ripetuto quel tiro!!!

Dopodiché concludo il riscaldamento salendo anche il 7b a fianco e,quando sono in catena, mi viene in mente che proseguendo fino in cima il tiro diventava 8b e si trattava oltretutto di un tiro abbastanza naturale con tanto di fessura e diedro. 

Massì dai facciamola questa cavalcatona fino in cima al tetto :)
E così scavo dopo scavo, dopo scavo...fessura!!...dopo scavo, dopo scavo...catena!!! In poche pause riesco a risolvere tutti i passi chiave e raggiungere la cima.
Arrivata alla base del tiro dopo una bella calata in mezzo alla ferrovia rimasi un po' zittita per la sorpresa: avevo subito un enorme cambiamento in un anno di  lunghi allenamenti in palestra e quel tiro ne sarebbe stata la conferma!! 
Dopo un altro tentativo mandato in fumo per uno scherzetto giocato dal mio braccio che per un attimo non ha voluto tenere la sua naturale chiusura di 90°, riesco al 3° giro a moschettonare la catena di Criptonite(8b).
Certo ero stanca,ghisata e anche un pò nauseata per il troppo sangue alla testa, però in un primo momento non fui soddisfatta della mia realizzazione... probabilmente lo vedevo solo come un allenamento non trattandosi del tipico stile falesia. Successivamente capii che  a tutto andava dato un valore anche se questo voleva dire uscire un pò dai propri  schemi!
Quindi avevo fatto un 8b in soli tre giri! :) 
E cosa più importante: avevo raggiunto un obiettivo  che mi ero prefissata un anno prima dopo la ultima performance al tetto, ovvero migliorare l'aspetto forza!
FATTO! ;)
Pensate sia finita così la mia giornata al tetto? Certo che no! 
Mi aspettava un altro bel tiro di scavi un pò più a destra : Sarre 2000 (8a+). A differenza di Criptonite si trattava di un tiro un pò più corto e più intenso con prese più piccole e di dita. 
Anche per questo tiro mi ci vollero 3 giri, infatti dopo un primo giro andato molto bene ma senza riuscire a moschettonare la catena, quello dopo si rivelò un fallimento perché mi dimenticai di fare una cosa fondamentale per riuscire a chiudere il tiro : RIPOSARE! 
Quindi dopo un buon riposo ripartii e mi  portai a casa anche Sarre 2000!!
La stanchezza ormai era alle porte e non mi restava che fare un ultimo tiro per decontrarre un po', perciò azzardai una salita su Kabuki (7c)   e vedendomi ancora combattiva continuai a salire per la sua estensione (8a). Caddi però poco prima della fine del duro e lì decisi che era giunto il momento di dare un estremo saluto al tetto perché non l'avrei più rivisto per molto tempo(SPERUMA!!). 


Un grosso ringraziamento va ad Alby per le bellissime foto! 
 
 
 


giovedì 17 luglio 2014

E QUESTA VOLTA SENZA PIETA’…



Dopo una breve pausa dovuta al fatto che avevo da sbrigare qualche noia con  esami , gare in vista e vari allenamenti in palestra abbinati ad un po’ di sauna/bagno turco (per il caldo mica per altro xD) ,un paio di settimane fa ho ripreso finalmente a provare una via dura in un posto fresco e vicino a casa.

 Questa volta la mia vittima è stata un bel tiro naturale chiodato da Valter Vighetti più di 10 anni fa e ripetuto solo da lui in una falesia di Caprie : LE POZZE! Il suo nome è Pietà lè morta !!!

Questa linea nasce dalla continuazione del tiro di 7c Suma la macia ed era stata gradata come 8a+ dallo stesso Valter, grande climber valsusino entrato in forma quando ha iniziato a scalare e che ancora adesso non la smette di stupirci con le sue performance indoor e in falesia (GRANDE VALTER!!!) ; ora vi racconterò come sono andati gli avvenimenti su questo famigerato “8a+”.

Primo giorno di tentativi:

 Il mitico Tromba mi dice: sai cosa potresti provare? C’è un bel tiro alle pozze che nessuno ha mai ripetuto dopo che Valter l’ha liberato molti anni fa e pare sia molto duro…sarebbe bello se ci facessi un giro anche solo per vedere com’è! Ne vale la pena, è tutto naturale!
Io naturalmente con l’entusiasmo a mille ho subito detto di si e fu così che ci ritrovammo sotto quel tiro in un bel giorno umido tipico delle pozze. Quel giorno infatti non conclusi molto, diedi solo un’occhiata al primo blocco della via che iniziava subito dopo il riposo della catena del 7c e trovai un modo per superarlo: con due microprese in mano e un tallone alto alto mi chiudevo a prendere il piattone “buono” dove poi  dovevo fare  un gioco di piedi per riuscire ad accoppiarlo più in alto e portarmi in salvo. Dopo svariati tentativi per risolvere anche il secondo blocco della via per raggiungere la catena decisi di lasciar perdere e di farmi calare. Dal basso iniziai a pensare a un modo per uscire da quegli svasi così lontani e senza piedi buoni che danno stabilità…
Riprovo… di nuovo mi blocco li, cadendo anche sul primo blocco perché il tallone non voleva saperne di stare al suo posto…così provo 10,20,30..1000 modi diversi per uscire da quegli svasi… io che odio tutto ciò che non è arcuabile, io che odio i movimenti fuori equilibrio… IO mi  stavo innamorando di tutto questo!
Ormai la  sfida era aperta !
 Quel giorno comunque andò così: niente catena, ma tanta voglia di tornare per prendermi la mia rivincita.


Secondo giorno di tentativi:

Dopo un Canyon con gli amici, decido di dare una manata al tiro e di provare a risolvere la sezione in alto! Quando attacco a scalare sento subito di essere in forma, di essere forte e con tanta voglia di salire quel tiro! Quindi scalo veloce sul 7c e riposo…poi parto sul tiro e…cado sul primo blocco -.-“ (e te pareva..)!! Vado avanti e mi blocco di nuovo sul secondo problema. Studio di nuovo le prese: svaso , accoppio ,svaso ,rilancio, pinza , piede alto alto alto e…cado?
NO, Non questa volta!
 Provo la sequenza e finalmente sento che le prese ci sono e che le mie dita le stringono forte.
Si ci siamo!!
 Alzo il piede alto e finisco la sequenza come l’avevo solo immaginata: spallata, incrocio, scarrello i piedi e dinamico a prendere la pinza salvatrice  J Poi come si suol dire : PER FACILI ROCCETTE SI RAGGIUNGE LA CATENA !
Dopo aver finalmente risolto tutti i movimenti della via mi rendo conto di cosa avevo davanti, una via tecnica , di equilibrio , forza e resistenza , dove non puoi perdere la concentrazione nemmeno se fai il 9a perché non fai in tempo ad accorgertene che sei già giù… ed ecco che parto per il mio secondo giro della giornata, con le braccia indolenzite dai tuffi e i toboga del canyon…  SCUSE, bisognava chiudere quel tiro!
Scalo molto bene, supero il primo blocco quasi con nonchalance ma arrivo sul secondo che sono finita...gomiti alti e braccia doloranti… cado proprio cercando di alzare il piede alto per prendere la spallatina di destro. PECCATO L
Ero comunque molto soddisfatta di aver trovato un buon metodo per risolvere la via e sapevo che quando sarei tornata, quel giorno,sarebbe stato quello definivo!

Terzo e ultimo giorno di tentativi:



 Mentre salgo in macchina di Adri per andare alle Pozze , dopo una bella mattinata di pioggia e temporali, decido che quel tiro è la perla di quella falesia e che sarebbe stato un peccato svalutarlo ad 8a+,dato che secondo me proprio non poteva esserlo… comunque prima mi toccava chiuderlo!
Arriviamo in falesia e ci rendiamo subito conto che la situazione era un po’ degenerata… alberi rotti, massi ribaltati dal fiume, acqua altissima e … umidità 100%!!! NO D:  !!!!
Non mi lascio scoraggiare e decido di provare lo stesso!
Il primo giro è una delusione totale, volevo piangere ! Non stavo attaccata…non ho solo munto tutti i rinvii ma ho anche piantato 2 o 3 scivolate cercando di acchiappare il rinvio successivo. DISASTRO….
Ma non mi do per vinta, sul secondo giro parto munita di spazzolino e facendo più o meno come il tentativo precedente riesco ad arrivare in catena e a spazzolarmi tutte le prese della via, inoltre un leggero venticello si stava alzando e le mie speranze si stavano riaccendendo!
Dopo un riposo non troppo lungo per via della fame che iniziava a farsi sentire, PARTO!
Inizio a salire, le prese si sentono già meglio di prima e io corro per non rischiare che mi si bagnino sotto le dita…passo il primo blocco per un miracolo! Le due microprese scivolavano e il piattone era simile a uno dei toboga che avevo fatto la volta scorsa,  ma io non volevo cadere! Arrivo al secondo blocco, prendo magnesite per un tempo che mi è sembrato infinito e poi parto decisa e concentrata!
Adri mi ha raccontato che sull’ultimo pezzo sembrava stessi passeggiando allegramente, non una vibrazione, non un’incertezza, solo precisone e scioltezza … Beh devo dirvi com’è andata a finire o ci arrivate da soli? :P

La mia più grande soddisfazione fin ora penso sia questa: PIETA’ LE’ MORTA, 8b (duro) per me…per Valter rimarrà sempre 8 a+ penso, aspetta qualcun altro che gli dica quello che gli ho detto io : ma Valter è duro!!!!

Quindi cosa aspettate? 

Are you ready for this?

P.s.: a breve foto e video! Nel frattempo provate a immaginarvi i movimenti, assolutamente perfetti!

By Fede Ming 


giovedì 26 giugno 2014

DOPPIA FACCIA

SARRE

"Dai man non fa niente, ci alleniamo insieme a casa e poi andiamo a vedere la partita in buvette", "Chou come preferisci, se vuoi andare al tetto andiamo al tetto, non è un problema". La faccia di mio fratello, in realtà, lascia intendere tutt'altro. "Ma così ti perdi l'Italia…dai davvero, andiamo la prossima settimana. Non mi cambia molto". Mi cambia eccome. Voglio andare a chiudere quel tiro OGGI. Due giorni di messaggi e telefonate, ma niente: non una persona disposta a scalare in quel venerdì pomeriggio. "Marty ma c'è la partita…poi con sto sole al tetto? Dai ti faccio sapere domani mattina". Nessuna risposta. E così, come al solito, sarebbe toccato al fratellone accompagnarmi, appena reduce però da un pranzo infinito e giustamente motivato solo a bersi un bel birrone al bar con gli altri.
"Senti sister scegli tu", "No scegli tu". Sembravamo quegli avvoltoi del libro della giungla, quelli che abbarbicati sul loro ramo passavano il giorno a chiedersi: "Tu cosa vuoi fare?", "Non lo so, tu cosa vuoi fare?", "Eh no te l'ho chiesto prima io, tu cosa vuoi fare?".
A differenza loro però, all'ennesimo "Scegli tu"…ho scelto: Sarre.

Parcheggiamo vicino al castello. Faccio per scendere dalla macchina, ma rimango appiccicata al sedile. Sul cruscotto leggo 30°C. Si cuoce. Mio fratello mi lancia un'occhiataccia. "Se non chiudi quel tiro torni a casa a piedi". Ci incamminiamo verso il tetto. Il sentiero è rovente. "Magari all'ombra si sta meglio". Altra occhiataccia.

No, all'ombra non si sta meglio. Per niente. E pensare che lunedì c'era un'aderenza perfetta…oggi invece l'unica cosa che aderisce è il pantalone alla gamba, incollato
come i capelli alla fronte. Ok, abbiamo fatto una stronzata. Ho fatto una stronzata. Ma ormai sono qui. Ci provo. Il solito giro sulla Pista degli elefanti, il solito giro su Madre Coraggio, quindi un giro di ricognizione fino in cima a Criptonite. Nonostante il caldo passeggio i singoli, il braccio non da nessun fastidio e trovo anche una soluzione più facile per quel passo duro finale. Posso farlo.
Luca si lancia invece su Ground zero per un po' di boulder con la corda. Una volta sazio di bastoni lo calo e mi preparo. Quindi parto per quell'infinito viaggio nella ghisa, per quell'infinita fessura che corre fino in cima al tetto. Cerco di scalare veloce e leggera sul 7b iniziale, ma arrivo in cima col fiatone. Mi scivola tutto, sono già stanca. Dò due sghisate e riparto. I primi tre rinvii dopo il 7b sono i più duri, lo so bene, ma lunedì non avevo quasi fatto fatica. Lunedì…oggi alla prima presa un po' più svasa delle altre sono giù come un sacco di patate. "Man non ho speranze con questo caldo".
Certa che quel giorno non era ahimè "il giorno buono" mi rilasso, mi deconcentro e col brother mi guardo ghignando gli italiani prendere mazzate dalla Costa Rica, rincuorata dal fatto che se non altro non ci eravamo persi chissà quale Italia. E così, spensierata, sotto un Tetto (come facilmente immaginabile) tutto per noi, decido di sparare ancora un'ultima cartuccia. L'aria ora è leggermente più fresca, il sole sta calando e Sarre sembra quasi un bel posto, Criptonite quasi una bella linea. Inizio a scalare, questa volta per il semplice piacere di farlo, nessuna ansia da prestazione addosso. In cima al 7b non riposo nemmeno, troppa la voglia di vedere se adesso quella piatta si tiene un po' di più. Primo, secondo, eccomi al terzo rinvio del duro. La piatta questa volta non scivola, le prese successive nemmeno. Arrivo al banchettone, recupero il fiato. L'ansia ritorna, la cattiveria anche. Sospesa lassù, quasi in cima a quel tettaccio che ormai da anni mi tormenta e mi vizia a seconda del suo umore, tiro fuori tutta la rabbia che trovo. Rabbia per un braccio che non mi ha permesso di allenarmi come avrei voluto, che mi ha costretto a fermarmi a più riprese, che ad una settimana dalle due gare di giugno mi faceva ritrovare completamente fuori forma. Scopro che di quella rabbia ce n'è tanta. Poche invece le prese ancora da stringere. Pochissime. Fino a quando…catena. Esplodo in una risata incontrollata. Un altro 8b un altro 8b un altro 8b! Rido ancora. Poi…mi rendo conto di non aver rinviato la catena così come i due rinvii sotto di me. Panico. Mi affretto a cercare la corda e a passarla nella ghiera. Finalmente mi appendo e ricomincio a ridere. Mio fratello mi cala a terra. Devo avere un brutto colorito perché mi dice di spostarmi dalle rotaie " che mi svieni ancora lì". Altro che svenire…in quel momento, ai piedi del tetto, grondante di sudore, mi sento più carica che mai. Ora sì che, nonostante tutto, Verona può andare bene, ora sì che ho ritrovato grinta e motivazione.

VERONA

Proprio no. Proprio di "bene" a Verona non è andato niente. Già in semi scalo lenta e macchinosa, ma riesco comunque a qualificarmi come settima per la finale. In finale invece…penso che neanche impegnandomi avrei potuto fare peggio. Al secondo rinvio, SECONDO, ho già le mani al contrario. Tutta storta capisco che oggi come interpretazione via mi merito un bel 4. Trigo un po', ma ormai la concentrazione è andata. La tenenza anche. Tento un bloccaggio disperato al buco buono, ma mi ritrovo appesa alla corda. Questa volta da ridere ci trovo ben poco. A far ridere però ci sono riuscita in pieno.
"Andiamo Andre?". Voglio solo uscire da quella palestra in cui di buono, per quel giorno, ho rimediato giusto qualche foto. La promessa però è di rifarsi a Campitello il prossimo weekend dove cercherò di collegare non solo braccia, ma anche cervello :)

Bside or die
Marty

venerdì 30 maggio 2014

UN MESE CON IL QUARTO POTERE! :)

Qualcuno si ricorda quella linea in gneiss sopra caprie dove è necessario avere  delle ventose al posto delle mani per poter stare aggrappati a quelle presine un po’ svase e avere degli uncini e non delle semplici  scarpette per non essere sputati via dagli appoggi scivolosi...a meno che… non tu non abbia il QUARTO POTERE J

Era un po’ di tempo che pensavo di tornare a Campambiardo, falesietta  in val di susa a poco più di mezz’ora da casa e con uno stile che, si può dire, è proprio il mio: tecnica, mobilità di anche e forza sulle dita non devono mancare! Avevo in mente di provare quell’8b di cui tutti mi parlavano bene e concludevano dicendo : “ secondo me ti ci troveresti bene, è proprio il tuo stile!”…

Beh … dopo mesi che volevo andarci ecco finalmente che un mercoledì pomeriggio salgo in macchina con Adriano Trombetta in direzione Campa e dopo poco più di un’ora ero già attaccata al tiro a studiarmi i movimenti dall’alto (impresa ardua se non hai nessuno che te lo spieghi). Il primo giorno è andato così: ho segnato quelle che pensavo fossero le prese e ho provato i singoli, mi sono studiata il “lancio” e, molto importante, mi sono detta tra me e me: “questo movimento non lo farò mai in continuità…” . In effetti come l’avevo pensato io il lancio era parecchio duro, poi però per suggerimento di Pietro Bassotto ho cambiato totalmente l’impostazione e la mano di arrivo alla presa successiva al lancio: DECISAMENTE UN ALTRO TIRO!

Decisi di tornare a provare il tiro lo stesso sabato anche se il giorno dopo avrei avuto una gara…”solo 3 giretti veloci veloci”..

Sveglia presto e via in direzione Campa, questa volta ero con 2 amici : Alessandro Mammino e Matteo la Fata!


Quel giorno la forma c’era  ma purtroppo  non si poteva dire lo stesso della roccia… umidità 100% e non si riusciva a stare attaccati per più di 2 movimenti consecutivi… CAVOLO K .. Buttai via 3 tentativi (uno molto buono dove feci solo un resting) e poi tornai a casa sconfitta ma ancora con la voglia di ritornare per dare il massimo!
Terzo giorno: mercoledì seguente (14-05-2014), il giorno definitivo!
Stessa ruotine del mercoledì prima, partenza nel pomeriggio e arrivo in falesia dopo una mezz’oretta. Ad aspettarci questa volta c’era un vento pazzesco e con quello l’aderenza era assicurata!!
Infatti dopo 2 tentativi andati storti per qualche cavolata commessa per un po’ di tensione ,al terzo tantativo riesco a superare la prima parte del tiro e ad arrivare al discreto riposo prima del movimento di “lancio”..

concentrazione…concentrazione…conc…. Sbam!!! Zanca in mano!
Dopo aver realizzato che il più era passato, mi rilasso e recupero le forze per superare l’ultima sequenza di dita prima delle zanche per arrivare in catena. Recupero e riparto, scalo senza fare errori e dominando ogni presa..e poi finalmente la CATENA! Quando faccio scattare il moschettone di ancoraggio sono al settimo cielo! Avevo salito non solo un tiro duro, ma un bellissimo capolavoro della Val di Susa! E non era tutto! Mentre facevo la salita c’erano dei droni a riprendermi grazie al gentile contributo di Edoardo e Tommaso che si sono offerti per montare un video del mio 8b e c’era anche un certo Trombetta appeso alla catena del tiro a fianco che mi aveva puntato la macchina fotografica in faccia per tutta la salita  ! E cosa volevo di più?  ;)
p.s.: a breve il video della salita!!! Ph: Adriano Trombetta

AL FUOCO , AL FUOCO!!!!
Dopo circa 2 settimane(24-5-14) dalla mia ultima realizzazione decido di andare a passare un tranquillo sabato scalatorio ai Tornetti (Val di Lanzo) insieme al mio amico Alessandro Mammino( lo ricorderò sempre per il suo stile alla guida un po’ brusco : ti voglio bene ale :P).

Arriviamo per mezzogiorno e mezza in falesia e rimango subito colpita dallo splendido paesaggio che ci circondava e che rendeva quel posto così bello e tranquillo: il torrente , il cinguettio degli uccellini, i grilli ... tutte queste melodie rendevano la scalata ancora più piacevole!
Facciamo 2 tiri per scaldarci che ci rivelano la bellezza della roccia e lo stile molto vario che ci offrivano le linee in quel posto (fessura, tacche , diedri e molto altro ancora).
Finito il riscaldamento non perdo altro tempo e attacco a salire su un 8a+ molto bello (e fisico) che si trovava proprio nel primo settore dove eravamo noi à AL FUOCO AL FUOCO.
 Il motivo di quel nome lo capisci solo vedendo la base del tiro , infatti proprio lì sotto è accatastata una massa di legna che servirebbe per accendere il fuoco.
Il primo giro lo faccio per studiarmi un po’ i movimenti e vedere dove mettere gli opportuni tallonaggi trattandosi di una via su uno spigolo con prese piatte, tacche e fessure , non era impresa banale capire dove andare.
Nonostante il primo giro parecchio ghisante, quando parto per il secondo tentativo dentro di me so di potercela fare, anzi la mia testa stava già ripercorrendo i movimenti del tiro mentre io ero ancora lì sotto che mi preparavo a partire. Infatti le mie aspettative si realizzarono perfettamente: scalai tutta la sequenza senza sbagliare nulla e arrivai in catena senza troppi problemi a parte qualche millimole di acido lattico di troppo negli avambracci.
Che figata J  questo tiro valeva la pena provarlo a lungo solo per il gusto di scalare su quei movimenti così belli; evidentemente il destino mi aveva riservato qualcos’altro per quella splendida giornata!
Infatti dopo un buon riposo mi convinco a provare un altro tiro impegnativo: HARDCORE 8a+ di dita su semistrapiombo, settore più in basso rispetto a quello precedente.
Provo a salire con la concentrazione di chi vuole chiudere a vista, ma naturalmente già all’altezza del 3 rinvio salto una bella tacca sicata e cado facendo un movimento alquanto improbabile. A consolarmi rimase il fatto che per il resto del tiro avrei munto 2-3 rinvii, sempre per lo stesso motivo di prima ( forse dovrei aumentare la graduazione delle lenti XD). Scendo dal tiro abbastanza stremata, erano stati 30 metri infiniti scalandoli in quel modo…
Decido di fare un buon riposo e di dare un’ultima botta al tiro senza aspettarmi chissà quale performance…
Parto… inizio a scalare fluidamente e senza bloccarmi dove sapevo di aver fatto fatica il giro prima, supero il primo blocchetto, anche il secondo e il terzo…. Arrivo a una presa rovescia dove posso decontrarre un pochetto prima di ribaltarmi sul “facile” e ,vedendo la reazione dei miei avambracci che non volevano saperne di riprendersi, decido di azzardare un dinamico per prendere il buco buono che mi avrebbe portato fuori di lì…LO AFFERRO!!  Wow che cu.. no dai è stata tutta bravura ;)
Beh che dire… scendo dal tiro esausta e felice e dopo aver deciso che era tardi e che nessuno dei due avrebbe più provato nulla, a parte un 7a+ straduro di alex, ci avviamo in paese per prendere un pezzo di pizza e gustarci un po’ il fine giornata J 
Mi ero divertita davvero un sacco, sia per il bel posto che per l’ottima compagnia e perché avevo dato davvero tutto per fare qualcosa che amo! 
Sentirete parlare presto di me ;)
Buona scalata a tutti!

sabato 17 maggio 2014

Cinque giorni a disposizione, il solito furgone sgangherato, destinazione Briançonnais.


Ore 22.30: con una bella medaglia di bronzo al collo esco finalmente dal centro sportivo di Cantalupa. Com'era già? "Prima il dovere, poi il piacere". Beh…il dovere per questa volta era andato, ma esagererei a parlare solo di dovere. Partecipare al campionato regionale piemontese è stato, anche quest'anno, un gran piacere e un'ottima occasione per confrontarsi con le più forti gariste italiane. Sicuramente più un piacere dell'anno scorso, non solo per il miglior risultato, ma anche per la minor tensione che avevo addosso. L'anno passato infatti, proprio con il campionato di Cantalupa, avevo deciso di rimettermi in gioco, dopo due anni di stop dal mondo delle competizioni. Ma tornare a gareggiare si era rivelato tutto tranne che rilassante.
Ora però veniva il piacere quello vero, quello che aspettavo da un po', quello che io e mio fratello aspettavamo da un po'. Si partiva. Cinque giorni a disposizione, il solito furgone sgangherato, destinazione Briançonnais.

Lunedì mattina ci svegliamo con tutta calma. Splende il sole sulla vallée, l'aria è fresca. Dopo una prima colazione a bordo del "Marraco" cerchiamo un campeggio nei dintorni di Guillestre, quindi una seconda colazione nel centro del paesino. Ora si può andare a scalare. Ora si può andare a Rue des Masques. Abbiamo già le idee chiare sui rispettivi progetti: mio fratello, confidando nei miei consigli, attacca Racing in the street. Io mi monto Carosses et citrouilles. Ma più che inquadrare i singoli, in quel primo giorno di conglomerato francese, combiniamo ben poco. Vuoi io per la stanchezza della gara e per il solito dolore al braccio, vuoi lui per qualche errore di piedi e per i miei ricordi molto confusi.

Il martedì solita routine: colazione nel furgonaccio, doppia colazione a Guillestre. Ormai anche il signore del bar ci conosce: "Café allongé et jus d'ananas?", "Oui, merci". Per fortuna la routine non è la stessa del giorno prima anche in falesia…
Collegati braccia e cervello ci mettiamo all'opera. Dopo un giro di ripasso e pulizia parto sul mio 8a. Le dita sono ghiacciate, quei buchetti iniziali me le anestetizzano senza pietà. Non sentendo una presa dopo neanche cinque rinvii sto già esplodendo dalla ghisa. Impreco dal nervoso. Per tutta risposta mio fratello mi urla di svegliarmi a raggiungere il riposo così mi si scaldano le mani e mi tiro nuova. Si scaldano sì, ma altro che tirarsi nuova…sono rovinata. Riparto, convinta di cadere ad ogni movimento. L'impressione che dò, in effetti, è proprio quella. Ma non sbaglio niente e, presa dopo presa, passo la pancia dura, dò due sghisate alla svasona e stringo i denti sull'uscita. Svuotata fisicamente e mentalmente moschetto la catena. Mio fratello mi cala a terra. "Non ti davo 100 lire! Grande Chou!!". Di grandi in realtà, in quel martedì, ce ne sarebbero stati due: questa volta senza errori e senza esitazioni mio fratello passeggia sull'8b. Neanche lo snappo clamoroso dell'ultima tacca prima del riposone lo butta giù. Figata. Dai che si torna al bar!

Il mercoledì si ricaricano le batterie per gli ultimi due giorni di France, ma si svuotano i portafogli nel fantastico negozietto di Gap. Forse era meglio andare a scalare…

Giovedì invece è tempo di calcare, quello severo di Rocher des Brumes, nella valle di Fournel. Dopo una lunga stradina tutta curve, di quelle dove devi solo sperare di non incrociare un'altra macchina perché se no tocca lanciare la monetina, e un buon 20 minuti di camminata spuntiamo in un angolo di paradiso. Strapiomboni gialli da lasciare senza parole, vie dure e belle una dopo l'altra, un panorama mozzafiato. Tiro più facile: 7a. Un bel 7a su cui prendiamo subito delle belle bastonate. Ammazza, qui non si scherza. Su suggerimento di Andre saliamo al settore più alto: un dévers, anzi un soffitto che al tetto di Sarre "glifanapippa" (non solo in quanto a bellezza, naturalmente, ma anche in quanto a inclinazione). Proprio al centro di quello strapiombone una serie di fissi ci svela dove corre il nostro nuovo obiettivo: Papapuk, 8a. Ci facciamo un giro per dargli un'occhiata, ma scendo un po' delusa. Non fa così per me come credevo. Tutta questione di addominali e bicipiti, dita e piedi lasciarli pure alla base grazie. Il fratellaccio lo spiana al secondo, in una vero lotta contro quelle prese ghiacciate. Le mie mani invece sembrano proprio non farcela contro quel gelo. Per non parlare del mio bicipite che soffre ogni giro di più. Ma al quarto tentativo della giornata finalmente lo passeggio come volevo, fregandomene del freddo, i movimenti ormai metabolizzati in pieno, quasi facili. Pugnetto, qualche foto e si torna al furgone, soddisfatti e spensierati. La sera però solo forti dolori al braccio che, poveraccio, non riesce nemmeno più a stendersi del tutto.

Ma venerdì è l'ultimo giorno. L'ultimo giorno di vacanza, di pains aux chocolats, ma soprattutto di roccia francese. Non si molla.
Per questioni di tempo e comodità torniamo a Rue des Masques e andiamo alla scoperta di un piccolo settorino isolato. Conta solo quattro linee: due 7c, un 7c+ e un 8a. Sembrano una più bella dell'altra. Monto l'8a, una sfuriata iniziale che diventa a poco a poco più facile. Si può fare, penso come arrivo in catena. Idem mio fratello, dopo avergli dato una sbirciata. Tocca di nuovo a me. Mi preparo al sole e poi via, si parte su quegli infidi buchetti all'ombra. Una limitata dopo l'altra mi rendo conto di essere in cima a Ciao Criquet, il mio secondo 8a chiuso al secondo giro, il mio terzo 8a in quei quattro giorni di scalata. Una fitta al braccio mi ricorda che ora è tempo di riposare davvero. Gli prometto che lo farò e lo ringrazio per avermi concesso ancora quell'ultima soddisfazione, così come ringrazio mio fratello per questi cinque giorni "full gas".

Ps: per non smentirsi anche il fratellaccio la spunterà al secondo essai sul tiro, ma non senza qualche testa indietro degna delle mie ;)

 




martedì 6 maggio 2014

Mellopower

Giovedì mattina, ore 3.58.
Due loschi figuri in una macchina scura arrivano sotto casa mia. Sono pronto, so a cosa vado incontro. Ho poco bagaglio, giusto l 'indispensabile. Scendo da casa, carico gli zaini. Senza dire troppe parole, uno dei due mette in moto e parte.

Giovedì mattina, ore 3.38. (In realtà.)
''Dai dai, mu
oviti che ci sono Andrea e Marghe sotto!'' 
Non riesco a capacitarmene. Mi sono svegliato dopo tre ore di sonno per andare al Melloblocco e lei, la mia paziente Sabrina, non ha voglia di alzarsi.
Basta, faccio colazione da solo, se non si sveglia sta a casa. Dopo due minuti è in cucina, altrimenti avrei dovuto farmi prendere da una bella dose di tenerezza ed andare a richiamarla per la quarta volta.

Giovedì mattina, ore 3.58.
Andrea e Marghe arrivano sotto casa, nel silenzio che solo un paesino con più bestiame da allevamento che abitanti sa regalarti. Io ed Andrea siamo carichi di addddrenalina, mentre la quota rosa è solo assonnata e stufa di noi scalatori, ancor prima di iniziare il viaggio.

Giovedì mattina, ore 8.00.
Val Masino, si cerca un posto tenda, senza esiti positivi.

Giovedì mattina, ore 8.40.
Le tende sono piazzate. Alla fine abbiamo ceduto al fascino della vita da gitani (grazie a anziani che con modi poco garbati ci han cacciato da ogni dove) e siamo in campeggio.

Giovedì mattina, ore 10.30
Inizia l'avventura arrampicante del Melloblocco 2014 e di qui, il diario di bordo, si perde.

Martedì, ore 16.36.
Sono seduto qui, di fronte al mio laptop, che cerco di dare forma ai giorni passati in Valle. La prima cosa che mi viene in mente è il venerdì sotto la pioggia, dove la mia tenda mi ha reso orglioso, facendomi dormire all'asciutto. Poi mi vengono in mente i momenti passati sotto i boulder, dove si condividono tacche, risate e porconi, senza pensare troppo a chisei o dadovevieni o a quantotitieni. Quello che mi piace del Melloblocco è che chiunque lo interpreta a modo suo. Approfittando della mia buona forma e del tempo clemente, ho provato a portarmi a casa qualche ripetizione dei blocchi storici, anche se non erano in blocchi di gara. Con un'immensa gioia sono riuscito a strappare alla roccia le veloci ripetizioni di Per voi giovani (7B+), Il sogno di Tarzan sit (7C), Aspettando Fred Nicole (8A) ed Unità di Produzione (8A+). Per quanto riguarda i blocchi di gara, Green Man si è fatto domare al quinto tentativo. Tra gli altri otto blocchi, ho provato solo Il gioco di Nalle, un magnifico pannellino di dita che continuava arespingermi a trenta centimetri dal bordo. Dopo, che dire... Mi vengono in mente i pizzoccheri, la bresaola, la festa, le dita sanguinanti, il ''cosafaiquaaa?'', i consigli, le urla. Mi viene da ringraziare tutti, ma tutti tutti sareste troppi, mi limito quindi ad un ''Grazie a tutti'', ma un grazie sincero.

Martedì, ore 17.04.
Finito.
Arrivederci al prossimo giovedì mattina, ore 3.38!

Mellopower!
MelloMix 2014