venerdì 15 novembre 2013

La guerre de rame n'aura pas lieu


Giudecca
Driiiin driiiiiiin driiiiiiiiiiin. Ore 8.00. Spengo la sveglia. È domenica 27. Il Campionato Italiano Lead si è concluso solo qualche ora prima al CAT di Torino lasciandomi, nonostante la piacevole giornata e le belle vie di gara, con un po' di amaro in bocca. Mi ha illuso per bene con un inaspettato secondo posto in semifinale, ma in finale…solo tensione e bastonate sui denti. Considerando il recente infortunio alla spalla però, diciamo che all'amaro si era mescolato anche qualcosa di più dolce: tanta ritrovata motivazione. Nonostante la stanchezza quindi, e approfittando di essere rimasta a Torino per il weekend, mi organizzo con Andre e Fede per una capatina nel Briançonnais. Convinto anche Guido, ci lavoriamo per bene Liuc che rinuncia così ai suoi amati blocchi e dice di sì alla ghisa.
Mi alzo con tutta calma. Vado in cucina. L'occhio mi cade sull'ora del microonde. Segna le 9.00. Eppure ieri ho spostato l'ora sia sul forno che sul cellulare…bah sarà saltata la corrente. Colazione. No, c'è qualcosa che non torna. Chiamo mia mamma: "Che ore sono?", "Le 9.00". Merda. Andre mi aspetta per le 9.15 ad Avigliana! Mortificata lo chiamo, insisto perché vadano senza di me, ma mi risponde di non preoccuparmi, di prendere il treno dell'ora dopo, mi avrebbero aspettato lì. Infilo qualche soldo in più nel portafoglio per le birre che come minimo avrei dovuto offrire e vado in stazione. Salgo sul treno. Ore 9.45. Perché non parte? Sarà in ritardo come al solito. Ore 9.50. Ore 9.55. No, c'è di nuovo qualcosa che non torna. Finalmente becco un controllore. "Mi scusi ma…", "Hanno annullato la corsa. Il treno parte alle 10.45". Non ci posso credere. Richiamo Andre, insisto di nuovo e a maggior ragione perché vadano senza di me, ma niente da fare: "Prendi la metro, vengo a recuperarti a Collegno, scaliamo in Val di Susa". Fede, Liuc e Guido mi ammazzano.
Dopo poco meno di un'ora Andre finalmente mi recupera alla metro. Raggiungiamo gli altri ormai alla millecinquecentesima sizza della mattinata per colpa mia. Quindi? In fin dei conti non è poi così tardi…Neanche il tempo di infilare zaini e corde in macchina che siamo già lanciati in direzione Briançon, destinazione: La Roche de Rame.

Un paio di pains au chocolat ed eccoci sotto la Roche, falesia che spunta proprio nel cuore dell'omonimo paesino nascosta dietro ad un paio di casette. Strapiombante, a tacche e buchi, dura. Perfetta. Ma la sfiga che mi tormenta dal mattino decide di seguirmi anche in Francia, di passare la frontiera e di regalarci una bella pioggerella fastidiosa. Come se non bastasse il tiro che voleva provare Andre è bagnato. Vai così…
Fortunatamente la pioggia passa. Ci scaldiamo, o meglio: tiriamo come dei disperati sin dal primo giro visto che i tiri facili fan cacare e "La guerre" è una vera e propria guerre. Poi iniziano i tentativi. Così, dopo essermela guardata con calma, provo un giro secco. Ma trovo lungo sin dalle prime sezioni e arrivo al passo duro demolita. Neanche il tempo di impostare il movimento e casco come un sacco di patate. Guardo su: non sono neanche a metà tiro. Che legno! Mi ripasso tutto per la seconda volta e scendo. Al terzo giro sono talmente stanca e ghiacciata che non riesco nemmeno a partire. Niente, non mi entra più nemmeno la partenza. Che nervi. "Facci comunque un giro cattiva, fin dove riesci. Prendilo come allenamento" mi dice Andre. Che nervi. Che nervi. Aspetto che il sangue torni nelle dita, mi segno un paio di piedi migliori per partire e finalmente schiodo le chiappe da terra.

Difficile dire cosa sia successo, forse semplicemente la sfiga ha deciso di concedermi un attimo di tregua, fatto sta che è andato tutto per il verso giusto...
Sbacchetto già sui primi movimenti, al riposo è più quello che perdo che quello che recupero, ma arrivata al passo duro imbrocco perfettamente la sequenza. Quasi senza fatica la supero, la testa libera da pressioni e pretese e il corpo un tutt'uno con la roccia. Raggiungo il secondo riposo. Sono vuota, bollita. Il peggio è fatto, ma non mi do 100 lire. Sicura di cadere riparto, decisa a dare tutto comunque. Poi il tifo, le ultime teste indietro e la zappa. Adesso non mi tira più giù nessuno. Sghiso un'infinità di tempo su quel lamone, mille pensieri tornano ad affollarmi la mente. Li scaccio via di nuovo e riprendo a scalare. Mi ritrovo davanti alla catena. La corda passa nella ghiera e finalmente alleggerisce il peso dalle braccia. Di quell'amaro in bocca non c'è più traccia, solo la stessa frase che per la terza volta in questa barzelletta di giornata mi rimbomba nella testa: non ci posso credere.
A condire il tutto medioni, frites e chiacchiere arrampicatorie. Non avrei potuto chiedere di meglio. Peccato solo per Fede che, sebbene ne avesse il triplo di me, si è mangiata il giro buono per un piede scivoloso. La prossima volta lo spiani!
 
Giudecca
Il weekend successivo, blindata in valle causa compleanno del capo (la mamma), lo passo alla ricerca di qualcuno che non sia nel finalese per due tiri in bassa valle. Alla fine rimedio una stretta sia venerdì che domenica. Nel nuvoloso e umido venerdì pomeriggio metto le mani su Faith, 8a che chiudo al terzo giro della giornata. La domenica, questa volta sotto un sole jamaicano, imbrocco anche Giudecca, 7c+. Due linee spaziali, a mio avviso dure uguali (forse complice la poca aderenza della domenica), ma che sicuramente niente hanno a che vedere con il tiro francese:
"La guerre de rame n'aura pas lieu" in giornata rimane una delle mie più grandi soddisfazioni arrampicatorie :)

Ringrazio Paolo per le foto su Giudecca e la buona volontà di Mario per quelle su Faith che però, tra buio e una macchina foto dell'anteguerra, sono venute proprio maluccio.

Bside or die,
Marty

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