giovedì 26 giugno 2014

DOPPIA FACCIA

SARRE

"Dai man non fa niente, ci alleniamo insieme a casa e poi andiamo a vedere la partita in buvette", "Chou come preferisci, se vuoi andare al tetto andiamo al tetto, non è un problema". La faccia di mio fratello, in realtà, lascia intendere tutt'altro. "Ma così ti perdi l'Italia…dai davvero, andiamo la prossima settimana. Non mi cambia molto". Mi cambia eccome. Voglio andare a chiudere quel tiro OGGI. Due giorni di messaggi e telefonate, ma niente: non una persona disposta a scalare in quel venerdì pomeriggio. "Marty ma c'è la partita…poi con sto sole al tetto? Dai ti faccio sapere domani mattina". Nessuna risposta. E così, come al solito, sarebbe toccato al fratellone accompagnarmi, appena reduce però da un pranzo infinito e giustamente motivato solo a bersi un bel birrone al bar con gli altri.
"Senti sister scegli tu", "No scegli tu". Sembravamo quegli avvoltoi del libro della giungla, quelli che abbarbicati sul loro ramo passavano il giorno a chiedersi: "Tu cosa vuoi fare?", "Non lo so, tu cosa vuoi fare?", "Eh no te l'ho chiesto prima io, tu cosa vuoi fare?".
A differenza loro però, all'ennesimo "Scegli tu"…ho scelto: Sarre.

Parcheggiamo vicino al castello. Faccio per scendere dalla macchina, ma rimango appiccicata al sedile. Sul cruscotto leggo 30°C. Si cuoce. Mio fratello mi lancia un'occhiataccia. "Se non chiudi quel tiro torni a casa a piedi". Ci incamminiamo verso il tetto. Il sentiero è rovente. "Magari all'ombra si sta meglio". Altra occhiataccia.

No, all'ombra non si sta meglio. Per niente. E pensare che lunedì c'era un'aderenza perfetta…oggi invece l'unica cosa che aderisce è il pantalone alla gamba, incollato
come i capelli alla fronte. Ok, abbiamo fatto una stronzata. Ho fatto una stronzata. Ma ormai sono qui. Ci provo. Il solito giro sulla Pista degli elefanti, il solito giro su Madre Coraggio, quindi un giro di ricognizione fino in cima a Criptonite. Nonostante il caldo passeggio i singoli, il braccio non da nessun fastidio e trovo anche una soluzione più facile per quel passo duro finale. Posso farlo.
Luca si lancia invece su Ground zero per un po' di boulder con la corda. Una volta sazio di bastoni lo calo e mi preparo. Quindi parto per quell'infinito viaggio nella ghisa, per quell'infinita fessura che corre fino in cima al tetto. Cerco di scalare veloce e leggera sul 7b iniziale, ma arrivo in cima col fiatone. Mi scivola tutto, sono già stanca. Dò due sghisate e riparto. I primi tre rinvii dopo il 7b sono i più duri, lo so bene, ma lunedì non avevo quasi fatto fatica. Lunedì…oggi alla prima presa un po' più svasa delle altre sono giù come un sacco di patate. "Man non ho speranze con questo caldo".
Certa che quel giorno non era ahimè "il giorno buono" mi rilasso, mi deconcentro e col brother mi guardo ghignando gli italiani prendere mazzate dalla Costa Rica, rincuorata dal fatto che se non altro non ci eravamo persi chissà quale Italia. E così, spensierata, sotto un Tetto (come facilmente immaginabile) tutto per noi, decido di sparare ancora un'ultima cartuccia. L'aria ora è leggermente più fresca, il sole sta calando e Sarre sembra quasi un bel posto, Criptonite quasi una bella linea. Inizio a scalare, questa volta per il semplice piacere di farlo, nessuna ansia da prestazione addosso. In cima al 7b non riposo nemmeno, troppa la voglia di vedere se adesso quella piatta si tiene un po' di più. Primo, secondo, eccomi al terzo rinvio del duro. La piatta questa volta non scivola, le prese successive nemmeno. Arrivo al banchettone, recupero il fiato. L'ansia ritorna, la cattiveria anche. Sospesa lassù, quasi in cima a quel tettaccio che ormai da anni mi tormenta e mi vizia a seconda del suo umore, tiro fuori tutta la rabbia che trovo. Rabbia per un braccio che non mi ha permesso di allenarmi come avrei voluto, che mi ha costretto a fermarmi a più riprese, che ad una settimana dalle due gare di giugno mi faceva ritrovare completamente fuori forma. Scopro che di quella rabbia ce n'è tanta. Poche invece le prese ancora da stringere. Pochissime. Fino a quando…catena. Esplodo in una risata incontrollata. Un altro 8b un altro 8b un altro 8b! Rido ancora. Poi…mi rendo conto di non aver rinviato la catena così come i due rinvii sotto di me. Panico. Mi affretto a cercare la corda e a passarla nella ghiera. Finalmente mi appendo e ricomincio a ridere. Mio fratello mi cala a terra. Devo avere un brutto colorito perché mi dice di spostarmi dalle rotaie " che mi svieni ancora lì". Altro che svenire…in quel momento, ai piedi del tetto, grondante di sudore, mi sento più carica che mai. Ora sì che, nonostante tutto, Verona può andare bene, ora sì che ho ritrovato grinta e motivazione.

VERONA

Proprio no. Proprio di "bene" a Verona non è andato niente. Già in semi scalo lenta e macchinosa, ma riesco comunque a qualificarmi come settima per la finale. In finale invece…penso che neanche impegnandomi avrei potuto fare peggio. Al secondo rinvio, SECONDO, ho già le mani al contrario. Tutta storta capisco che oggi come interpretazione via mi merito un bel 4. Trigo un po', ma ormai la concentrazione è andata. La tenenza anche. Tento un bloccaggio disperato al buco buono, ma mi ritrovo appesa alla corda. Questa volta da ridere ci trovo ben poco. A far ridere però ci sono riuscita in pieno.
"Andiamo Andre?". Voglio solo uscire da quella palestra in cui di buono, per quel giorno, ho rimediato giusto qualche foto. La promessa però è di rifarsi a Campitello il prossimo weekend dove cercherò di collegare non solo braccia, ma anche cervello :)

Bside or die
Marty

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