giovedì 18 aprile 2013

Sessione esami? No. Sessione ROCCIA.

Già...è andata proprio così: dopo un intero inverno di lezioni dal lunedì al sabato, di allenamenti plasticari e di domeniche piovose/sui libri/poco produttive dopo i vari sabati al TCC, decido di saltare a piè pari la sessione esami di Aprile e di prendermi una sessione...di pura roccia. Basta agli orari improbabili di Palazzo Nuovo, ai suoi duemila appelli concentrati nella bellezza di due settimane, ai miei amici invernali “trave e pan” e al ridicolo tempo da poter dedicare alla roca: alla parola “Fontainebleau” ventilatami dal Grosa a inizio Marzo non ci vedo più e scelgo di cestinare i pochi giorni di vacanza sfruttabili per lo studio per occuparli in modo più “proficuo”.
Nemmeno il “pacco regalo all'ultimo minuto” di pilota e copilota della macchinata in cui ero compresa mi convincono a ripensarci. E così nonostante le previsioni meteo poco promettenti, i miei 4 punti sulla patente e una Suzuki Swift piantata ai 120 km/h in autostrada, dopo 7 ore arrivo insieme al romanaccio Lore al Formula 1 di Nemours. Il super team del BoulderBar è già arrivato, mancano solo i valsusini. Ma a giudicare dall'orario in cui il giorno seguente si presenteranno in forêt, dovevano averci battuti alla grande in quanto a ritardo!

Che dire...sono stati giorni belli, pieni, sorridenti, sfiancanti. D'altronde come avrebbe potuto essere diversamente con una compagnia con la C maiuscola come quella in cui mi sono ritrovata e un posto magico come Font? Quanto a realizzazioni, come immaginavo, tra piatti e ribalte non ho combinato granché. Ma c'erano troppi blocchi, troppe linee, troppa bella roccia per concentrarsi su qualcosa di più duro e impegnativo. E così, saltellando da un masso all'altro, tra Bas Cuvier, Cuisinière, Franchard Isatis, Cuvier Rampart e L'Éléphant, mi porto a casa giusto qualche 6c, tra cui anche lo stupendo Septième Ciel a Cuvier Rampart su cui la spunto flash. Sarà una nullità agli occhi di molti, ma che soddisfazione! Per non parlare della Marie Rose: solo dopo essersi fatta corteggiare a dovere, finalmente mi concederà l'onore di salirla. Che gioia in cima ad una linea tanto storica, per quanto facile che sia. Complimenti invece a Edo che con la vacanza si mette in saccoccia ben altro: Fourmis Rouges, 7c. 
Purtroppo tra tante risate, tanta sana fatica e addirittura una rapida puntata notturna nella splendida Parigi, i nostri cinque giorni volano via.   Con polpastrelli in fiamme e una bella infiammazione al bicipite destro si rimpatria.

E proprio poco dopo il rientro in patria, la mia patria (gli obbrobriosi tettacci scavati dell'alta valle), mi tolgo uno sfizio che da tempo era nella lista dei “compiti a casa”: Cavalcando l'airone, 8a nello strapiombazzo sotto il ponte di Villeneuve, più un ricovero tossici che una falesia! Ci avevo già messo le mani l'anno scorso e quello ancora prima, ma con una sola giornata di tentativi all'anno non l'avevo mai spuntata. Questa volta invece, dopo un giro di ricognizione, lo stampo. Tutto merito della bella giornata di colla e della motivazione nel poter finalmente scalare di nuovo col fratellone (con cui non scalavo dall'autunno!) che non della forma fisica (il bicipite si lamentava ancora e un polpastrello sputava sangue che era un piacere). Così parto, senza grandi aspettative. Mi attende subito un bel boulder iniziale che da copione prevede un dinamico ad una zappa difficile da inzicchiare, ma che “sgamo” con un bel tallonaggio e un intermedio-merda che mi permettono di raggiungere il presone senza perdere i piedi. Sbacchetto all'ultimo incrocio del duro, ma stringo i denti, non mollo e raggiungo un buon riposo. La parte centrale non è assolutamente difficile, ma ghisa quanto basta per arrivare alla sezione finale poco lucidi, specie se dopo il primo giro non ti ricordi assolutamente niente come la polla della sottoscritta. Ma improvvisando un poco elegante incastro di schiena riesco ad agganciare lo zappone finale. Ribalta, si tira il fiato, e clac!
E io lo stesso giorno avrei dovuto dar museologia?! Naaaaa :)

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